Assolto dal Gip l’imputato per la serra di canapa indiana di Francavilla

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di Nello Cristaudo

Giovanni Papa, 50 anni di Francavilla di Sicilia, è stato assolto con formula piena dal Giudice per le Indagini Preliminari Maria T. Arena, per non aver commesso il fatto a lui ascritto. Come si ricorderà Giovanni Papa, era accusato di aver coltivato in concorso col figlio ventenne, quarantuno piante di canapa indiana in un terreno, dove in una sera dello scorso 15 luglio fecero irruzione i Carabinieri della locale Stazione ed i colleghi della Radiomobile della Compagnia di Taormina.

Il figlio venne arrestato, quasi in flagranza di reato, per poi essere messo agli arresti, ma veniva rimesso quasi subito in libertà grazie  all’intervento del difensore, avv. Andrea Lo Presti del foro d Catania, con l’obbligo della presentazione alla P.G. provvedimento cautelare sospeso dopo una settimana dal Tribunale di Messina.

Giorno 16 febbraio 2016 si svolgeva l’udienza davanti al Giudice per le Udienze Preliminari al fine di decidere se rinviare a giudizio o meno Papa Giovanni per il quale la Pubblica accusa ne chiedeva la pena ai sensi degli artt. 110 c.p. e 73  del DPR n. 309/1990 chiedendo una condanna a un anno e sei mesi di reclusione.  Ma la difesa dell’imputato, a seguito di una scrupolosa valutazione del materiale indiziario, chiedeva l’applicazione del rito abbreviato concludendo il giudizio in quella sede davanti al Gup, senza andare a dibattimento. Si è trattato quindi un processo senza testimonianze, basato solo ed esclusivamente sulla valutazione degli atti di indagine della Pubblica accusa, atti ovviamente criticate dall’avv. Lo Presti, tanto da convincere il Giudice che li ha vagliati, a emettere la sentenza di assoluzione con formula piena. Abbiamo sentito l’avv. Lo Presti il quale ci ha dichiarato:” Giovanni Papa è stato scagionato non per insufficienza di prove né perché qualcun altro si è assunto la responsabilità. Solo perché ho potuto demolire l’impianto accusatorio dinnanzi al giudice in ordine alla commissione del fatto reato.” E continuando conclude  dicendoci :” quello che ho fatto emergere in sede di dibattimento, è stata l’assenza di una condotta del Papa  casualmente riconducibile alla coltivazione, crescita e cura della piantagione dello stupefacente vietato.

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